Il 17 e 25 aprile, l’ensemble parigino 2e2m ha reso omaggio alla musica di Giulia Lorusso, giovane compositrice italiana tra le più interessanti del panorama attuale. Nell’ultima delle due date è stato eseguito per la prima volta Natura electrica, un concerto per chitarra elettrica ed ensemble, che ha visto la partecipazione del chitarrista italiano Ruben Mattia Santorsa. Entrambi i protagonisti di questa esperienza sono ospiti di quest’intervista e analizzeranno con noi l’evoluzione della scrittura e del carattere interpretativo della musica della compositrice italiana, lasciando spazio a un nuovo progetto discografico che vedrà la luce nei prossimi mesi.
Ruben, Giulia, grazie per aver accettato la nostra proposta. Come è andata la vostra recente esperienza a Parigi?
Ruben: Parigi per me è stato il culmine di un percorso iniziato insieme anni fa. Suono e conosco la musica di Giulia ormai da anni, e prima del concerto di Aprile abbiamo avuto due intense sessioni di prova, il che ha reso il mio lavoro più semplice una volta ricevuta la partitura: era tutto su carta, non c’era nulla di poco chiaro, bisognava solo renderlo reale. Il concerto è poi stato per me un momento collettivo importante: tra le quasi 300 persone in sala, erano presenti tanti amici, venuti anche dall’estero appositamente per ascoltare me e il nuovo brano di Giulia. Senza scadere in banalità, il concerto a Parigi è stata l’ennesima conferma del fatto che, per me, la musica debba essere un punto di partenza per la condivisione di idee, siano esse artistiche, sociali o politiche.
Giulia: È stato un momento molto bello. Con Ruben ci conosciamo da più di dieci anni ormai: abbiamo sperimentato insieme fin dall’inizio e ho cominciato a conoscere la chitarra e la chitarra elettrica grazie a lui. Il concerto di Parigi è stata un’occasione di lavoro che abbiamo voluto e cercato insieme. Le prime sessioni “Natura Electrica” sono avvenute a Berlino, a Parigi si sono svolte le prove con l’Ensemble 2e2m (che ha creduto nel nostro progetto) diretto da Léo Margue. Devo dire che l’ambiente di lavoro è stato fin da subito molto positivo: avevamo già collaborato con loro in passato e c’è stata fin da subito una bella intesa.
Qual è stata l’origine del vostro sodalizio artistico? E cosa ha ispirato la vostra collaborazione per il progetto Natura Electrica?
Ruben: Ci siamo conosciuti agli Internationales Musikinstitut Darmstadt nel 2014, tenendoci in contatto negli anni successivi. Tra il 2018 e il 2019 ci siamo ritrovati entrambi a Berlino. In questo periodo nasce il solo “À fleur de peau” che Giulia ha scritto per me per chitarra elettrica. E’ stato un vero e proprio regalo da parte sua: la première è avvenuta nel mio debutto negli Usa, a New York. Ricordo sempre con emozione le prove insieme a Berlino, a sperimentare suoni e tecniche che al giorno d’oggi sono entrate a far parte del mio bagaglio tecnico e artistico.
Ho avuto la possibilità di suonare la sua musica in Francia, Italia, Germania, USA e Svizzera.
Negli anni a seguire Giulia ha continuato a scrivere tanto per lo strumento e da qui la mia idea e proposta: perché non scrivi un concerto per chitarra elettrica? Non solo lei ha accettato, ma ha anche trovato l’occasione giusta dopo essere stata nominata “compositrice in residenza” per la stagione dell’ensemble parigino 2e2m, proponendo loro questo progetto.
Giulia: Io e Ruben abbiamo cominciato a collaborare nel 2019, complice anche la prossimità geografica (in quel periodo entrambi abitavamo a Berlino) con un primo breve brano per chitarra elettrica, “À fleur de peau”, che Ruben ha suonato in diverse occasioni e contesti. Negli anni successivi ho scritto altri due brani per chitarra elettrica e il mio interesse per questo strumento è sempre rimasto vivo.
Nel 2021 abbiamo cominciato a parlare di una nuova collaborazione, questa volta per chitarra elettrica ed ensemble: l’occasione di lavorare con l’ensemble 2e2m si è presentata quasi per caso quando Jean Philippe Grometto, allora direttore artistico dell’ensemble, mi ha proposto di immaginare un progetto per il loro ensemble. In “Natura Electrica” (latinizzazione moderna che rinvia all’essenza stessa della chitarra elettrica) ho voluto indagare la relazione fra il suono acustico e quello elettrico considerando l’ensemble principalmente come un prolungamento o un’emanazione della chitarra. La scrittura della chitarra, nell’utilizzo di effetti quali il loop e il freeze, finisce per innervare anche la scrittura dell’ensemble.
Giulia, la chitarra elettrica offre infinite possibilità e una grande libertà che può risultare travolgente. Da dove hai deciso di partire?
Giulia: È assolutamente vero: la chitarra elettrica offre infinite possibilità e una libertà nel pensare e ripensare radicalmente la configurazione dello strumento; tuttavia, il fascino che ha esercitato su di me risiede proprio in questo. In “À fleur de peau” (brano del 2019) ho esplorato alcune delle sonorità offerte da pick-up, compressore e distorsione che permettono di operare una sorta di “zoom” sul suono, di far emergere chiaramente suoni prodotti da micro-gesti e sfregamenti. Il brano è costruito principalmente con materiale dal pitch (la percezione dell’altezza del suono) non definito ma iscritto in una drammaturgia alla quale il gesto strumentale, variazioni di densità e intensità conferiscono coerenza musicale. Solo alla fine del brano emerge in filigrana un bicordo con altezze definite.
L’esplorazione dell’effettistica ti ha guidato nella creazione di Unspoken, dove si evidenzia la tua ricerca attraverso nuove tecniche e l’uso della loop station.
La tua scrittura ha subìto un’evoluzione in Fabrica, brano eseguito con il C Barré Ensemble e che vede lo strumento come parte integrante del gruppo. È stato difficile inserire la chitarra in un contesto cameristico?
Giulia: Unspoken è un brano molto differente dal precedente “À fleur de Peau”, la mia scrittura per chitarra elettrica ha subito un’evoluzione passando attraverso due tipi di esplorazione: il primo è frutto di ricerca sulla risonanza in due brani per pianoforte solo e pianoforte ed elettronica che sono rispettivamente “Déserts” e “Entr’ouvert”, il secondo invece è avvenuto sulla chitarra elettrica stessa attraverso un brano/studio composto fra il 2018 e il 2019, inizialmente intitolato “À fleur de peau II” e che oggi, revisionato e riscritto per chitarra elettrica e tape, si chiama “Drift”. In questo brano avevo utilizzato ampiamente la loop station (talvolta spingendomi inconsapevolmente oltre i limiti consentiti dalle pedaliere esistenti).
“Unspoken” (2021) risente sicuramente di queste due esperienze.
In “Fabrica” (2020) la chitarra elettrica si integra all’ensemble e all’elettronica utilizzando alcune tecniche già esplorate in “À fleur de peau” e “Drift” ed anticipando in alcuni tratti un parte delle sonorità di “Unspoken”.
Ruben, come hai affrontato l’interpretazione dei brani di Giulia? Hai adottato approcci particolari o riscontrato difficoltà specifiche?
Ruben: come ho precedentemente menzionato, ho avuto la fortuna di lavorare a stretto contatto con Giulia sin da subito, prima ancora che ci fosse un’idea del brano una forma,o addirittura un quadro chiaro della situazione. Lo scambio reciproco è stato enorme: lei aveva un’idea, io trovavo delle soluzioni per metterle in pratica e se ne discuteva dal punto zero. Senza prendere alcun merito delle idee compositive e sonore di Giulia, penso che questa sia stata una vera e propria collaborazione in cui ci si è influenzati a vicenda in maniera importante.
Hai notato un processo di trasformazione del tuo suono tra un brano e l’altro, nel corso di questi anni?
Ruben: Il cambiamento è costante. Ancora oggi, quando ripropongo i suoi brani, continuo a lavorare sulla patch e sul suono, cambiando a volte piccolissimi parametri. La mia conoscenza dei pedali e dello strumento cambia in maniera progressiva, e anche le mie esigenze sonore, la mia ricerca avanza. Da qui la necessità di un continuo rinnovamento, anche in suoni ormai definiti e cristallizzati.
Come ti sei preparato per il ruolo di solista in Natura electrica? Hai avuto un metodo di studio diverso rispetto ad altre occasioni?
Ruben: i primi giorni sono stati dedicati completamente alla programmazione dei vari suoni. Avendo ben chiaro cosa ci fosse in partitura, ho curato la parte strumentale in un secondo momento.
Non avendo tantissime prove ho poi preparato diverse patch con più parametri diversi, in modo da poter cambiare velocemente il mio suono senza dover far aspettare l’intero ensemble. In un concerto per chitarra elettrica ed ensemble, l’aspetto più difficile è quello di amalgamare il suono elettrico con quello acustico. Non ho avuto un approccio così diverso, la parte da solista comporta più responsabilità, ma anche quando suono in ensemble come guest, molto spesso studio la partitura per avere una visione d’insieme migliore.
Léo Margue ha poi fatto un lavoro eccezionale: durante le prove si è parlato tanto di musica, e la sua energia ha cambiato il suono e l’attitudine dell’ensemble; nonostante le poche prove, è riuscito a esprimersi al meglio.
Pare che quest’ultimo progetto sia solo un punto di partenza in vista della pubblicazione del prossimo album monografico dedicato alla musica per chitarra di Giulia. Cosa dobbiamo aspettarci in futuro?
Ruben: entro la fine del 2024 pubblicheremo un vinile per l’etichetta “Dissonant Bear” con i tre soli per chitarra elettrica scritti da Giulia. Li abbiamo registrati lo scorso anno a Parigi. E’ il primo progetto monografico dedicato a lei, e sono felice che sia interamente dedicato alla chitarra elettrica. Non tanti compositori hanno scritto diversi soli per questo strumento: averne addirittura tre e poter fare un disco, è un privilegio.
La volontà è quella di continuare a lavorare ancora insieme per il 2025 e il 2026. Credo nelle collaborazioni artistiche a lungo termine.
Giulia: In futuro la collaborazione con Ruben continua con un concerto a dicembre 2024 per gli Amici della musica di Firenze: un concerto interamente dedicato alla chitarra elettrica, con l’intervento dell’elettronica, nel quale presenteremo anche in prima assoluta un nuovo progetto “Natura Alchemica”, in qualche modo in linea di continuità con “Natura Electrica” ma anche in dialogo con la musica di compositrici e compositori del passato come Hildegard von Bingen, Orlando di Lasso, Francesca Caccini, Barbare Strozzi, Maddalena Casulana…